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Prima del lockdown, gli italiani vivevano in modo diverso. Da un’indagine condotta dal 29 aprile al 5 maggio, con monitoraggio su 1200 soggetti, si registra una notevole tendenza al riuso degli alimenti in cucina. La parola riuso non è molto in voga, anzi, quasi per niente usata.

Frigoriferi pieni, un italiano su tre, ha fatto la spesa più spesso, ma altrettanto piena è la loro consapevolezza della centralità, della battaglia, contro lo spreco alimentare che, in questi ultimi mesi, pare sia sceso a 430 grammi di alimenti gettati ogni settimana, compreso il pane.

“Il pane né si butta, né si nega”, così recita la tradizione. E per contrastare l’enorme spreco quotidiano, di questa risorsa tanto antica e simbolica (40 grammi in media per porzione gettata), un gruppo di giovani imprenditori piemontesi ha lanciato un progetto di economia circolare, che trasforma il pane vecchio e invenduto in birra. Biova Beer, questo il nome che evoca la classica pagnotta piemontese, si avvale di una efficace rete di panificatori e contatti della grande distribuzione, da cui arriva il pane destinato a finire in bottiglia.

Se da bambino cadeva del pane a terra, la mamma lo raccoglieva e lo baciava, rimettendolo sul tavolo, il pane sul tavolo si appoggia, sempre, dalla parte piana, mai al rovescio, il pane si spezza e non si taglia, retaggio della tradizione cristiana, “…Gesù spezzò il pane e lo diede ai Suoi discepoli “dice il Vangelo” e lo stesso dovevamo fare anche noi, per sottolinearne la sacralità. Alla base non vi era una motivazione di povertà, bisogno o fame, stavamo bene. Si trattava di un modo di fare: il pane non si buttava mai, lo si poteva dare alle galline, macinare e conservare, non come questi sacchetti di pan grattato che sono di plastica e costano più di quello fresco. Vietato buttare, un precetto semplice, no? Abbiamo avuto tanto tempo a disposizione per fare, per sognare, per realizzare o non realizzare, ma il tempo l’abbiamo avuto.

Il tempo è il tesoro di quanto abbiamo vissuto: quando si ha a che fare col tempo, il concetto di spreco cambia rispetto al cibo: il miglior tempo della vita è infatti quello perso. Molte delle cose che si facevano prima della clausura erano superflue, mentre in questi mesi, in cui, purtroppo come tanti non hanno lavorato e prodotto, qualcuno, ha trovato l’oro delle nuove abitudini, dei modi diversi di guardarsi attorno e agire.

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